In questa guida spieghiamo quali sono le caratteristiche del contratto di affitto licenza taxi e mettiamo a disposizione un fac simile contratto di affitto licenza taxi.
Caratteristiche del Contratto di Affitto Licenza Taxi
Il contratto di affitto della licenza taxi rappresenta un istituto di notevole rilevanza nel settore del trasporto pubblico non di linea, disciplinato in Italia dalla legge quadro n. 21 del 1992. Comprendere le dinamiche giuridiche e fiscali che sottendono a un simile accordo è fondamentale sia per il titolare della licenza, che intenda temporaneamente sospendere l’attività o affidarla a terzi, sia per chi desideri sfruttare una licenza senza doverne acquisire una nuova attraverso il lungo e costoso iter pubblico. Prima di analizzare gli elementi essenziali del contratto di affitto vero e proprio, è però opportuno comprendere come si consegue una licenza taxi, quali sono i requisiti soggettivi per guidare un taxi, quali obblighi e costi caratterizzano l’esercizio dell’attività artigiana in tale settore e quali conseguenze fiscali derivano dal trasferimento di licenze già esistenti.
Per poter ottenere una licenza taxi, occorre normalmente sostenere un percorso che prevede prima un corso a pagamento, il cui costo indicativo si aggira intorno ai 400 euro, poi la partecipazione a un concorso pubblico per titoli ed esami. L’aspirante tassista è chiamato ad affrontare prove scritte e orali relative alle leggi in materia di trasporto pubblico non di linea, alla toponomastica della zona in cui si intende operare e ad argomenti di geografia. Solo coloro che riescono a collocarsi in posizione utile in graduatoria hanno la possibilità di accedere alla licenza, la quale, tuttavia, non viene concessa gratuitamente. È infatti previsto il pagamento di somme che variano da un minimo di circa 20mila euro fino a cifre che possono arrivare anche a 230mila euro, in base al contesto cittadino e alle prospettive di redditività. La differenza di costo è dovuta essenzialmente al fatto che, in alcune città o zone, un tassista può raggiungere incassi mensili significativi (anche intorno ai 3000 euro), mentre in altre località i guadagni risultano inferiori. Ottenere la licenza non è l’unica condizione indispensabile per esercitare l’attività di tassista. Il soggetto che guida il taxi deve avere almeno 21 anni, essere cittadino italiano o dell’Unione Europea, essere in possesso della scuola dell’obbligo, non avere carichi pendenti e non svolgere altre attività lavorative oltre il servizio taxi. Una volta assicuratosi di possedere questi requisiti, il titolare deve scegliere un’autovettura da adibire a taxi; la legge non impone modelli specifici, ma è consigliabile un veicolo nuovo, sicuro, con bagagliaio capiente e in grado di ospitare più passeggeri. La vettura va modificata con un tassametro omologato, un’insegna luminosa “Taxi” ben visibile e una polizza assicurativa dedicata. Chi, una volta entrato in possesso della licenza, decide di esercitare l’attività in forma artigiana deve iscriversi all’albo degli artigiani, aprire una partita IVA e registrarsi presso l’INAIL. È poi tenuto a versare i contributi previdenziali trimestralmente, a presentare ogni anno la dichiarazione dei redditi e a sottostare al meccanismo della minimum tax introdotto per garantire un reddito minimo imponibile. Tale sistema si basa su criteri parametrici, come la cilindrata del veicolo e il numero di abitanti della città, e determina un carico fiscale e contributivo che non sempre riflette l’effettivo incasso. Pertanto, il tassista che in un certo periodo lavori meno o abbia tariffe non elevate potrebbe comunque trovarsi a versare imposte su un reddito presunto maggiore rispetto a quello realmente conseguito. Allo stesso tempo, incombenze quali la gestione dei registri contabili, la richiesta di eventuali crediti d’imposta e la pratica per ottenere contributi comunali (ad esempio per l’acquisto dell’auto o di strumentazioni come radio taxi) ricadono sulla responsabilità del tassista, a meno che lo stesso non si avvalga di un professionista esterno.
La disciplina di riferimento (legge 21/1992) stabilisce che il titolare della licenza taxi possa essere sostituito alla guida soltanto in situazioni determinate. Può trattarsi di un dipendente diretto, di un collaboratore familiare o di un soggetto che subentra in forza di un contratto di gestione. Quest’ultimo schema rappresenta una vera e propria locazione della licenza, assimilabile per certi versi a un contratto di affitto, in cui il titolare concede a un’altra persona la facoltà di esercitare l’attività taxi per un periodo di tempo definito. È un accordo che, stando a prassi consolidate, deve essere redatto tramite atto notarile. Il notaio, ricevuto l’atto di gestione, trasferisce di fatto la licenza al sostituto, consentendogli di iscriversi come nuovo artigiano presso la Camera di Commercio e di assumersi gli oneri fiscali e previdenziali connessi. Nel frattempo, il titolare originale sospende la propria posizione artigiana e, di conseguenza, non svolge alcuna attività di guida. In questo scenario, ciò che comunemente viene definito “contratto di affitto licenza taxi” corrisponde a un meccanismo in cui il tassista titolare percepisce un canone dal sostituto per la durata dell’accordo. Tale canone entra a far parte del reddito personale del proprietario della licenza, che dovrà quindi dichiararlo ai fini IRPEF, presentando la propria dichiarazione annuale (anche mediante modello 730). Il sostituto, d’altro canto, paga i relativi contributi e le imposte sulla base dei propri incassi d’esercizio e dei criteri della minimum tax. Questa formula risulta complessa soprattutto dal punto di vista burocratico e comporta costi di natura notarile, ma permette a chi non riesce a ottenere una licenza attraverso i canali ordinari di lavorare come tassista, giacché il numero di licenze rilasciate dal Comune è contingentato e la graduatoria spesso non viene aggiornata con regolarità. Un altro caso da menzionare è il rapporto di collaborazione familiare, che si instaura quando la persona sostituta è il coniuge, un parente entro il terzo grado o un affine entro il secondo grado. In questa ipotesi, entrambi i soggetti devono risultare iscritti come artigiani e adempiere agli obblighi previdenziali e fiscali. Non si tratta esattamente di un contratto di affitto, perché la licenza non viene trasferita e i due soggetti condividono in sostanza i costi e i benefici dell’attività, ma è comunque un modo per consentire al titolare di essere affiancato o sostituito da un familiare.
Un aspetto giuridico di grande rilievo, confermato dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 20770 del 21 luglio 2021, riguarda la natura del trasferimento di licenze taxi: si tratta, a tutti gli effetti, di un trasferimento d’azienda, poiché la licenza costituisce il bene essenziale di un complesso produttivo, anche di modeste dimensioni, riconducibile all’art. 2555 del Codice Civile in materia di azienda. Nel momento in cui la licenza viene ceduta a titolo definitivo, quindi, si configura una cessione d’azienda con le relative implicazioni fiscali, tra cui l’imposta di registro. Ciò vale anche in caso di trasferimento tra eredi, se avviene un accordo successivo all’apertura della successione. La Cassazione ha chiarito che il tassista è un “piccolo imprenditore” ai sensi dell’art. 2083 c.c. e, più specificamente, un artigiano ex art. 7 l. 21/1992. Da qui discende che il bene principale di questa impresa individuale è la licenza, dotata di valore di mercato e legittimamente trasferibile a terzi, sottoponendo l’operazione alle regole della cessione d’azienda.
Nel contesto dell’affitto della licenza taxi, occorre distinguere la fattispecie dall’atto di cessione definitivo. Nell’affitto, infatti, non vi è un passaggio di proprietà della licenza, ma una sua temporanea disponibilità in capo a un soggetto diverso dal titolare. In sostanza, il nuovo conduttore esercita il servizio taxi per la durata stabilita dal contratto, iscrivendosi come impresa artigiana e pagando i relativi oneri. La legge 21/92 consente il subentro temporaneo qualora si rispettino le condizioni previste, ma le relative modalità pratiche possono variare a seconda dei regolamenti comunali, che stabiliscono criteri e limiti per l’affidamento a terzi. Una volta scaduto il contratto di affitto, la titolarità della licenza torna in pieno al proprietario originario, il quale, se la normativa di settore lo consente, riprende l’iscrizione all’albo degli artigiani e la guida diretta del veicolo.
Dal punto di vista economico, il canone di affitto della licenza taxi si determina sulla base di vari fattori. In primo luogo, è opportuno considerare i possibili guadagni che il titolare conseguiva o avrebbe potuto conseguire guidando personalmente il taxi. Alcuni preferiscono ancorare l’ammontare dell’affitto all’effettivo incasso del sostituto, tuttavia ciò può generare incertezze e contenziosi. Più frequente è la pattuizione di un canone fisso annuale, con eventuali correzioni se si prevedono oscillazioni particolarmente significative. Da un punto di vista civilistico, si stipula di norma una scrittura privata autenticata da un notaio, nella quale vengono stabiliti i diritti e i doveri reciproci, le durate, il corrispettivo, le modalità di pagamento e gli obblighi di manutenzione o sostituzione del veicolo. L’atto notarile risulta necessario per comunicare ufficialmente alle autorità competenti (Comune e Camera di Commercio) il trasferimento temporaneo della licenza, affinché il sostituto possa ottenere l’autorizzazione e l’iscrizione come artigiano taxista.
Va sottolineato che il titolare che concede la licenza in affitto non può esercitarla in contemporanea, a meno che non richieda al Comune un’abilitazione espressa per una seconda guida. Ciò in genere prevede regolamenti particolari ed è raro che la licenza risulti utilizzata da due soggetti nello stesso arco di tempo, se non in forme di turnazione specificamente approvate. In presenza di un vero e proprio contratto di affitto, infatti, l’utilizzo esclusivo spetta al sostituto, che ne risponde fiscalmente e giuridicamente di fronte a enti e autorità.
Per quanto riguarda i possibili rischi, chi affitta la licenza deve considerare che il sostituto potrebbe non adempiere regolarmente alle obbligazioni fiscali e contributive o potrebbe commettere illeciti nello svolgimento del servizio, creando conseguenze negative di reputazione o contrattuali. Un’adeguata protezione contrattuale, eventualmente con fideiussioni o garanzie, può limitare tali rischi. Il titolare che riceve il canone di affitto è inoltre tenuto a dichiararlo come reddito diverso o come reddito da locazione di azienda, a seconda delle indicazioni del proprio consulente fiscale e della qualificazione giuridica dell’operazione.
L’affitto della licenza taxi è dunque un istituto che si colloca all’interno di una cornice normativa complessa, nella quale si intrecciano i principi della legge quadro 21/92, la disciplina sull’artigianato (L. 443/1985), le norme sul trasferimento d’azienda (art. 2555 e ss. c.c.), le disposizioni fiscali inerenti all’imposta di registro (D.P.R. 131/1986), nonché i regolamenti comunali che disciplinano i servizi pubblici non di linea. In sintesi, si può affermare che, laddove non sia possibile o vantaggioso per il titolare condurre personalmente il taxi, o qualora sopraggiungano motivi di salute o personali che rendono impossibile la guida, la soluzione dell’affitto rappresenti un’opportunità valida per non perdere del tutto la redditività legata al possesso della licenza. D’altra parte, chi non riesce o non vuole investire cifre ingenti per l’acquisto di una nuova licenza può affacciarsi al mercato dell’affitto, consapevole, però, di dover sostenere i relativi costi di gestione, l’iscrizione come artigiano, i contributi e una serie di adempimenti burocratici.
In conclusione, il contratto di affitto di una licenza taxi, benché a volte complicato dal punto di vista amministrativo e dal carico fiscale, resta uno strumento di flessibilità operativa importante. Permette di scindere la figura del titolare, che conserva la proprietà dell’autorizzazione, da quella di chi materialmente svolge il servizio. Il notariato, le Camere di Commercio e le norme tributarie forniscono gli strumenti e le procedure tecniche per dare certezza giuridica all’operazione, pur in presenza di un quadro regolamentare intricato e soggetto a differenti approcci interpretativi. Il fulcro di tutto rimane la licenza di taxi, bene essenziale che la giurisprudenza ha ricondotto al concetto di azienda, con le conseguenze fiscali e civilistiche che ne derivano, e con la necessità di affrontare con cautela ogni forma di affitto o cessione, evitando di incorrere in sanzioni, imposte non corrisposte o inefficacia dei patti in sede di controllo da parte dell’Amministrazione Finanziaria.

Modello Contratto di Affitto Licenza Taxi Word
Di seguito è possibile trovare un fac simile contratto di affitto licenza taxi Word da scaricare e da utilizzare come esempio. La bozza di contratto può essere modificata inserendo i dati delle parti e gli altri elementi contrattuali mancanti, per poi essere convertita in formato PDF o stampata.
Modello Contratto di Affitto Licenza Taxi PDF
Di seguito viene proposto un fac simile contratto di affitto licenza taxi PDF.